Good Job, Good Boy II” è una performance sui temi dell'intimità, dell'immaginazione, delle strutture familiari e della differenza di classe.


Partendo da ricordi personali legati al desiderio queer e alla vita rurale, Eloy Cruz del Prado esplora la continua ricerca di validazione che passa attraverso il lavoro.


Combinando auto-fiction e ripetizione, l'artista porta l’attenzione sui meccanismi che modellano il nostro senso di autostima, la nostra identità e l'appartenenza sociale.


Attraverso la rappresentazione di tre personaggi (il nonno, la mula da lavoro del nonno e l'autore stesso), la performance evidenzia come le esperienze personali si intersecano con strutture sociali più ampie e narrazioni condivise.


Performance di Federica Dauri, con la collaborazione di Elisa Batti per la composizione sonora.

“Interno sospeso” è la performance di Federica Dauri che unisce scultura, suono e movimento creando uno spazio immersivo ed evocativo.

La scultura in rete metallica, installata al centro dello spazio scenico, delimita il confine entro il quale si svolge la performance. Un movimento lento e consapevole esplora ogni angolo di questo spazio 'sospeso' come in un percorso che dall’interno – il sé, il corpo – si dirige verso l’esterno – il limite.

La composizione sonora, realizzata da Elisa Batti, è pensata per dialogare con la performance; guida lo spettatore in un viaggio contemplativo che si dispiega attraverso tensione, armonia e ritmo.

“Interno sospeso” è una bolla, una stanza di decompressione che invita il pubblico a sospendere, appunto, ogni esperienza conosciuta e arrendersi ad altre possibilità in cui ciò che vediamo non è esattamente come appare. Un materiale metallico e rigido diventa fluttuante ed etereo, il tempo si dilata e il corpo - con le sue tensioni, le sue sensazioni - diventa l’unico strumento di esplorazione dello spazio.

Non esiste un vero inizio di "Interno sospeso" e neanche una fine. La performance si svolge lentamente, in un flusso costante in cui il corpo di Federica Dauri e il suono si fondono con l’installazione scultorea.

Il pubblico è invitato a sintonizzarsi a questo fluire, scegliendo quando entrare, sostare, attraversare lo spazio o abbandonarlo.

Per approfondire la ricerca di Federica Dauri leggi l'intervista "Il principio di Intenzione"

Da circa tre mesi, il bambino comincia a balbettare; in un gioco puramente fisico e percettivo, esplora le possibilità del suo apparato fonatorio senza che i suoni che emette siano necessariamente rivolti a qualcuno o portatori di un significato particolare.

"Babel Babel" è una performance nata dall'osservazione dei balbettii infantili in alcune nursery della Seine-Saint-Denis e della Mosella a partire dal 2016.

Utilizzando questo materiale sonoro, che Violaine Lochu sposta, riprende, ripete e distorce, l'artista rivela la ricchezza e le diverse stratificazioni sonore del balbettio come preludio al linguaggio, evocatore di idiomi immaginari o lontani, persino di espressioni non umane, portatore di una pura gioia nel dire che lo avvicina alla poesia.

Dopo la performance, rimani nella Torpedine, il nostro spazio in cui accorciare le distanze: Violaine Lochu incontrerà il pubblico del Performatorio.

Prima di tutto e dopo tutto, una selezione sonora a cura di Francesca Togni.

La terza zona

Leggi l'intervista a Violaine Lochu.

Con la partecipazione di Michele Lombardelli.

Performance di musica analfabeta, produttrice di cacofonia, sgradevole all’orecchio.

"L’idea alla base di questo progetto è quella di lavorare su una 'non musica' fatta di rumori senza controllo creata con un flicorno o trombone sul quale sono stati applicati un effetto voci e una fotocamera. Spostando lo strumento verso le casse amplificate, semplicemente soffiando, si genereranno dei suoni che potrò modificare attraverso l’effetto; il flicorno sarà amplificato attraverso dei jack wireless permettendomi di muovermi liberamente in un uno spazio pre-determinato, scattando foto durante la performance e coinvolgendo il pubblico – parte fondamentale dell'azione."

Rompere le righe quale gesto rivoluzionario: distruggere e ricostruire, creando una sinergia tra musica e non musica, immagine e azione.

Uno spettacolare errore
Leggi l'intervista a Jacopo Benassi

Performatorio apre, spalanca, connette e si connette.

Per la prima volta apriamo le porte e ti aspettiamo per incontrarci, conoscerci, brindare, condividere aspettative e idee, per immaginare quello che sarà e dargli forma insieme.

Ti accoglierà la Torpedine: la nostra safe-zone in cui accorciare le distanze; un incontro che prenderà forma in divenire.

Ci faranno compagnia amic* e ospiti, tra cui l'artista Matteo Rubbi con la performance “To Think This Place Could Fix Me”, e le sonorità di "Ballardian Dream Machine" (aka Edoardo Serena), il "Turco meccanico" che programma sogni di cemento; una macedonia di visioni ballardiane masticata, digerita, e costantemente rimescolata nel ventre del tempo.

Super grazie a Lucio Guarinoni e a Zeyn Joukhadar per il loro contributo alla realizzazione della performance!

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