A cura di Invisible°Show con la collaborazione di Gabriele Cerati.
[Suoni il rullante e basta. Una forma che sembra l’estrema conseguenza di un percorso che riduce a zero la possibilità di definire la musica stessa. Dimmi di più!]
Sicuramente c’è il tentativo di rompere alcuni schemi, che è necessario per fare le cose in modo diverso, in modo nuovo, e che desti sorpresa. Nel mio caso l’obiettivo è ancora più ambizioso: generare una sorta di “shock acustico” nelle persone che vengono ad ascoltarmi.
[Credi che gli spettatori ti considerino un performer, un artista concettuale, un attore su un palcoscenico o un musicista? Credi che il tuo pubblico ascolti veramente ciò che stai suonando?]
Non mi definirei mai un performer perché la mia priorità è il suono e quello che tento di fare è “musica improvvisata”. Quando sto suonando mi chiedo: come faccio la prossima frase? Come sviluppo il brano? Non mi interesso all’apparenza, a come sembrerò nei prossimi cinque minuti di performance che mi servono per raggiungere quel determinato suono. Certamente c’è anche un aspetto corporeo, ma per me non è altro che un passaggio obbligato per raggiungere quel timbro o un certo ritmo; non è un obiettivo della performance.
Alcune persone vengono a sentirmi e chiudono gli occhi per ascoltare meglio. Ci sta, in effetti è quello che faccio anche io: immagino la musica e non me la dimentico più. Nasce nella mia mente e poi faccio quello che serve per farla arrivare alle bacchette, al rullante e al tavolo su cui poggia il rullante.
[Come ti fanno sentire le reazioni del pubblico? Come accogli il fatto che qualcuno possa ridere?]
Capisco benissimo che qualcuno rida alle mie esibizioni. Specialmente se non mi conosci, mi vedi e pensi “questo è solo un tipo strano”. Lo comprendo perché suono la batteria in un modo completamente diverso, come non è mai stato fatto prima. In Italia però mi è capitato di percepire, in generale, una maggiore serietà nei miei confronti: ho trovato persone di mentalità molto aperta e creativa e mi sono sentito preso molto sul serio.
[Le emozioni che provi quando ti esibisci cambiano ciò che stai per suonare? E, allo stesso tempo, suonare trasforma il tuo stato emotivo?]
Quando inizio a suonare vado fuori controllo e quindi non so dove sto andando o cosa provo. Questo mi sorprende ogni volta. Se prima di iniziare non sono nel mood, so che una volta impugnate le bacchette andrò sicuramente fuori controllo. Anche se fino a cinque minuti prima non me la sentivo di suonare. Parto e, una volta finito, non so dire come sia andata o cosa mi abbia attraversato.
[John Cage prendeva ispirazione tanto dall’I-Ching quanto dalla televisione per la scrittura delle sue opere musicali. Parlaci dei tuoi riferimenti più insoliti!]
Anche io sono influenzato da molte cose, come gli anime o i video in genere. Ma sicuramente non dalla musica - non mi ispiro alla musica. Non ascolto mai musica per fare musica. Mi faccio ispirare dal silenzio e quindi dai suoni naturali circostanti e che si insinuano nel silenzio. Questo perché so che se ascolterò jazz farò jazz, se ascolterò rock farò rock, e così via. La musica degli altri darà una direzione alla mia. Voglio invece la neutralità, e mi sembra naturale che sia così. Allo stesso modo, quando suono in giro lo faccio da solo e rimango da solo, e dentro di me penso alla musica e parlo con me stesso di musica. Per quanto difficile possa essere, mi sembra un modo efficace per fare le cose diversamente.