Idee attraverso il corpo
Intervista a Hyenaz: Kathryn Fischer aka Mad Kate e Adrienne Teicher.

A cura di Invisible°Show.

[English extended interview: On silencing, aging, and the implicated body on stage]
 

[Come percepite le istituzioni culturali oggi e quali sono le sfide che affrontate per confrontarvi con questo sistema?]
Adrienne: Nutro seri dubbi riguardo al finanziamento pubblico per le arti; sembra spesso uno strumento di controllo. Vivendo in Germania, devo essere cauta nel parlare di questioni come la Palestina e Gaza e nel sostenere movimenti come il BDS. Credo che questo strumento di controllo abbia avuto un effetto intimidatorio sulla libertà di parola nel mondo dell'arte. Vogliamo sfidare il funzionamento di questa macchina da guerra, disturbarla e, alla fine, smantellarla.

Kate: Concordo, specialmente riguardo all’oppressione delle voci pro-Palestina. Tuttavia, il meccanismo di controllo si applica anche a temi come il sex work, la queerness e l’antiviolenza. Sembra che ovunque ci sia molto denaro, ci sia controllo. Non a caso, la maggior parte del nostro lavoro è autofinanziato, il che ci dà più libertà di parlare senza temere ritorsioni.

[Pensate mai a come il vostro corpo sia uno strumento o un ostacolo per fare arte?]
Kate: La mia strategia consiste nel dare priorità al nutrire il mio corpo come parte della mia sopravvivenza. Se non posso permettermi le lezioni di danza, accetto lavori  che hanno a che fare con la danza e li utilizzo come opportunità di scoperta fisica. Ho sempre considerato ogni lavoro come un'occasione per prendermi cura del mio corpo, non solo per guadagnare denaro. Se non posso permettermi un taxi, faccio lunghe pedalate in bicicletta, trasformando ciò che potrebbe sembrare un sacrificio in un'esperienza benefica.

Adrienne: Percepisco il limite dei nostri corpi, sai, come se si stessero sempre più consumando e avvicinando a un punto in cui l'unità di energia, metabolismo e tutto ciò che ci mantiene... Beh, quell'unità non esisterà più. Ma Non sono pessimista sull'invecchiamento, perché con l'invecchiamento ci saranno altre cose che potrò fare con il mio corpo.

Ph. Marketa Bendova

[A proposito di invecchiamento, cosa pensate del valore performativo della giovinezza?]

Kate: Dobbiamo resistere attivamente alla tendenza di percepire gioventù e vecchiaia come una dicotomia, poiché i nostri corpi continuano a evolversi. Sebbene ammiri la disciplina de* ballerin* che cercano la perfezione fisica e la flessibilità, metto in discussione l'idea di superarsi continuamente fino a raggiungere un culmine, oltre il quale solo il declino sembra imminente. Trovo ispirazione in figure come Kazuo Ōno, il ballerino Butō che ha iniziato il suo percorso di danza in tarda età, mostrando la bellezza e la ricchezza dei corpi invecchiati.

Adrienne: L'esempio di Ōno come ballerino mi colpisce profondamente. Credo che il suo lascito metta in evidenza l'importanza dei corpi più anziani nel campo della danza. Riguardo al Butō, la mia idea è che si tratti di accedere alle energie che sono all'interno del proprio corpo, una pratica che non è limitata dall'età o dalle capacità fisiche. Ho imparato che le performance meno incentrate sulla rigorosa disciplina fisica possono spesso evocare emozioni più profonde.


Ph. Emre Birisman

[Come fate a portare sul palco, esteticamente, le vostre idee?]

Kate: Quello che si indossa è particolarmente importante: non si può sempre controllare come il pubblico lo interpreta. Spesso mi ritrovo a ricorrere al corpo nudo come espressione più autentica, non in senso sessuale, ma come rappresentazione cruda di sé, priva degli status intrinsechi del vestiario (perché tutti i vestiti portano segni e simboli, e tutti i vestiti sono fatti da persone lavoratrici). Quando abbiamo usato i costumi, lo abbiamo fatto esplorando temi come il BDSM o la carica sessuale dei corpi queer, sfidando le nozioni tradizionali. Abbiamo anche usato il body painting che, sebbene inizialmente servisse a comunicare un'estetica ultraterrena e gender-neutral, alla fine abbiamo rivalutato le sue implicazioni, in particolare riguardo alla razza e al colorismo. Abbiamo capito che il body painting poteva involontariamente oscurare le discussioni sulla razza, pertanto, abbiamo deciso di smettere di utilizzarlo.

Adrienne: Forse non avremmo dovuto smettere del tutto di utilizzareil body painting. Invece, avremmo potuto integrarlo in modo diverso, come lavandolo durante la performance per simboleggiare il nostro rapporto in evoluzione con esso e la nostra consapevolezza. Dobbiamo rinunciare a un certo controllo su come le nostre idee, filtrate attraverso il corpo, vengono interpretate dalle altre persone. Mi viene in mente un esempio che coinvolge il mio nipotino di tre anni. Quando sua madre era di nuovo incinta, ha iniziato a fare questo gesto, invitando gli altri a toccargli la pancia e ad ascoltarla, come se anche lui fosse in attesa. Io non so se lui ne fosse convinto o meno ma la sua performance comunicava i suoi pensieri e dilemmi sul cambiamento imminente e sull'arrivo di una nuova vita. Assistere alle sue azioni mi ha spinta a riflettere sul mio stesso rapporto con il mio corpo.

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