Good Job, Good Boy II” è una performance sui temi dell'intimità, dell'immaginazione, delle strutture familiari e della differenza di classe.
Partendo da ricordi personali legati al desiderio queer e alla vita rurale, Eloy Cruz del Prado esplora la continua ricerca di validazione che passa attraverso il lavoro.
Combinando auto-fiction e ripetizione, l'artista porta l’attenzione sui meccanismi che modellano il nostro senso di autostima, la nostra identità e l'appartenenza sociale.
Attraverso la rappresentazione di tre personaggi (il nonno, la mula da lavoro del nonno e l'autore stesso), la performance evidenzia come le esperienze personali si intersecano con strutture sociali più ampie e narrazioni condivise.
“PEZZI” è una performance d’asporto, nel vero senso della parola.
Funziona così: scegli un pezzo, lo pesiamo e incartiamo, lo paghi ed è tuo.
Suona famigliare?
Lo è.
Attraverso la combinazione di due elementi – il corpo come matrice e il commercio al dettaglio – “PEZZI” invita a riflettere sulla bottom line della nostra vita, il principio che ogni giorno determina e orienta le azioni di milioni di persone.
L’Amore? No, purtroppo.
Il business. La produzione e il consumo.
“PEZZI” è anche la raccolta fondi di fine anno del Performatorio, l’occasione per incontrarci per un aperitivo, rinnovare l’adesione all’Associazione per il 2025 e partecipare all’azione collettiva di fundraising, acquistando un pezzo al nostro bizzarro mercato.
Di quali pezzi stiamo parlando?
Non te lo spoileriamo, partecipa e lo scoprirai.
Ti aspettiamo all'ora dell'aperitivo!
L’ingresso è libero.
Una collaborazione tra Performatorio e FDE Festival Danza Estate.
Il workshop "Materia corpo" esplora una varietà di pratiche performative, tra cui danza Butoh, Euritmia e danza somatica, con l'obiettivo di liberare il potenziale energetico e creativo di ogni partecipante.
Un percorso adatto a tutte le persone interessate alla danza, al teatro, alla musica, alla ricerca dei linguaggi artistici e a chiunque desideri sperimentare attraverso la metodologia della performing art.
Il pensiero e il metodo
Il corpo è allo stesso tempo fisico ed energetico, sostanza ed esperienza emotiva: un flusso ininterrotto in cui ciò che accade all’interno si riflette all’esterno.
“Materia corpo” sostiene la consapevolezza di questo rapporto osmotico al fine di creare una connessione tra corpo ed emozioni funzionale alla libera espressione di sé.
L’esperienza del workshop avviene in un ambiente di supporto e di ascolto, sotto la guida di Federica Dauri, affinché tutte le persone si sentano libere di fare esperienza attraverso una metodologia che prevede:
· Training iniziale – il corpo, la voce.
· Elementi di danza Butoh, Euritmia e danza somatica – gli strumenti.
· Risveglio corporeo – l’attivazione dell’intelligenza emotiva.
· Il respiro – la chiave di accesso al corpo sottile.
· Pratiche di improvvisazione guidata e composizione – la sperimentazione.
· Corpi nello spazio – la relazione.
· Presenza scenica – allenare la capacità di rischiare.
Da sapere
Non sono richiesti requisiti o competenze pregresse.
Il workshop verrà attivato al raggiungimento del numero minimo delle iscrizioni, aperte fino al 20 novembre.
Per approfondire la ricerca di Federica Dauri leggi l'intervista "Il principio di Intenzione"
Performance di Federica Dauri, con la collaborazione di Elisa Batti per la composizione sonora.
“Interno sospeso” è la performance di Federica Dauri che unisce scultura, suono e movimento creando uno spazio immersivo ed evocativo.
La scultura in rete metallica, installata al centro dello spazio scenico, delimita il confine entro il quale si svolge la performance. Un movimento lento e consapevole esplora ogni angolo di questo spazio 'sospeso' come in un percorso che dall’interno – il sé, il corpo – si dirige verso l’esterno – il limite.
La composizione sonora, realizzata da Elisa Batti, è pensata per dialogare con la performance; guida lo spettatore in un viaggio contemplativo che si dispiega attraverso tensione, armonia e ritmo.
“Interno sospeso” è una bolla, una stanza di decompressione che invita il pubblico a sospendere, appunto, ogni esperienza conosciuta e arrendersi ad altre possibilità in cui ciò che vediamo non è esattamente come appare. Un materiale metallico e rigido diventa fluttuante ed etereo, il tempo si dilata e il corpo - con le sue tensioni, le sue sensazioni - diventa l’unico strumento di esplorazione dello spazio.
Non esiste un vero inizio di "Interno sospeso" e neanche una fine. La performance si svolge lentamente, in un flusso costante in cui il corpo di Federica Dauri e il suono si fondono con l’installazione scultorea.
Il pubblico è invitato a sintonizzarsi a questo fluire, scegliendo quando entrare, sostare, attraversare lo spazio o abbandonarlo.
Per approfondire la ricerca di Federica Dauri leggi l'intervista "Il principio di Intenzione"
Ritual II - Embrace the Darkness, secondo rituale di Alos dopo Ritual I - The Chaos Awekening, è un’esperienza collettiva, un viaggio sonoro ed emozionale che integra musica dal vivo, sperimentazione sonora vocale ed elettronica, performance e video arte.
Embrace the Darkness nasce dall’incontro tra Alos e l’isola di Stromboli – avvenuto nel corso del 2022 in occasione di una residenza realizzata da Marosi Festival internazionale di arte performativa. L’isola che si presenta all’artista di primo impatto è un triangolo arso e nero, conseguenza del grande incendio causato dall’uomo che ha da poco sconquassato l’isola – ed è in questo paesaggio che Alos si muove per raccogliere il materiale di lavoro, che si fa allo stesso tempo testimonianza di una natura violata.
Durante la residenza vengono raccolte le voci e le tracce delle grotte, del vulcano, della terra e del mare, restituite tramite video e foto a cura di Giulio Di Mauro e di registrazioni audio realizzate da Marcello Batelli – tutti materiali che andranno a costituire la struttura di Embrace the Darkness.
Embrace The Darkness è infatti immaginato come un dispositivo/rituale capace di trasportare lo spettatore in un tempo e luogo altro, rievocando nella performance live la presenza del vulcano, intesa come creatura polisemantica che incorpora le energie del fuoco (magma, lava), dell’aria (gas, fumo, cenere), dell’acqua (vapore acqueo, nebbia) e della terra – grazie ad un tessuto sonoro che contiene le registrazioni realizzate a Stromboli, e
un apparato visivo che rielabora video e foto di Di Mauro per restituire l’atmosfera dell’Isola.
Completano l’apparato alcuni oggetti sonori, recuperati dalla lavorazione delle opere in vetro dell’artista Silvia Levenson, trasformati e risignificati in una suggestione sulla forza e sulla fragilità.
Il tentativo messo in campo è quello di guidare il pubblico, attraverso un’esperienza che è prima di tutto sensoriale e viscerale, pre-linguistica e razionale, in un viaggio verso le profondità della Terra, nella consapevolezza che "Everything - the light, the dark, the beauty, the pain - is perfect just as it is".
Come distruggere il verbo? - È la domanda che si pone Alos - Gettandolo dentro la bocca di un vulcano, annegando le parole nell'ombra e nella marcescenza della proliferazione vegetale, gettandole nelle volute di fuoco nascoste dentro nuvole di fumo nero.
Per sua stessa natura, per il momento specifico in cui il lavoro è nato, Embrace the Darkness diventa anche testimonianza delle conseguenze disastrose che la presenza dell’umano può avere sulla natura, in un rapporto di dominazione totale che cancella e distrugge. Antidoto è allora la ricerca dell’ancestrale e dell’arcaico che si realizza nel ritual stesso: riconnettersi ad un sentire più profondo, sensoriale ed istintivo per riconoscere che siamo della stessa materia che stiamo distruggendo.
Ritual II Embrace the Darkness è stato prodotto da Lenz Fondazione, Parma e Marosi Festival, Stromboli.
Tutto è connesso
Leggi l'intervista ad Alos.
Subito dopo la performance rimani nella Torpedine, il salotto di Performatorio, per un incontro pubblico son Alos.
Dopo la visione collettiva de “La discoteca” e il dibattito sui temi espressi dal film, “Club Mariposa” invita le persone a sperimentare, attraverso la metodologia della performance e con la guida dell’artista Jacopo Miliani, il corpo singolare e plurale.
“L’essere è singolare e plurale, al tempo stesso, indistintamente e distintamente" - Scriveva Jean-Luc Nancy.
Esistiamo distintamente, in quanto individui, e indistintamente in quando comunità – perché tutto ciò che esiste, di fatto, co-esiste.
Insieme, come una composizione di fiori la cui armonia è data dall’accostamento tra le diversità dei singoli, possiamo creare un linguaggio poetico collettivo, in cui ognuno trova il proprio posto.
Dieci ore, distribuite nell’arco di due giornate, condividendo lo spazio intimo del Performatorio. Un’esperienza performativa durante la quale, seguendo un approccio transdisciplinare aperto a tutte le persone, avremo l’occasione di ripensare, e sperimentare, la nostra presenza come corpo individuale e corpo collettivo.
Posti disponibili: 15
Aperto a tutte le persone dai 18 ai 99 anni.
Pre-requisiti: nessuno.
Visione collettiva del film “La discoteca” di Jacopo Miliani e, a seguire, talk sui temi trattati dall'opera, in compagnia dell'artista e di Enrico Petrilli, sociologo e autore del saggio "Notti tossiche. Socialità, droghe e musica elettronica per resistere attraverso il piacere" (Ed. Meltemi) che indaga il potenziale politico dell'andare a ballare.
"La discoteca" di Jacopo Miliani è il primo feature film dell'artista, un racconto orale e visivo sui balli e i corpi che animano la scena del clubbing italiano degli anni 80 e 90, quali contesti di contaminazione dal forte potenziale politico e sociale.
In un futuro distopico (2120), ogni mattina un’applicazione digitale situata all’interno delle unità abitative delle persone rileva il loro stato emotivo. Qui un’autorità non identificata esercita il suo potere vietando alle persone di dare libero sfogo alle proprie emozioni e di ballare – la forma di libera espressione per eccellenza. Infrangere queste regole equivale ad essere trasformati in rose: simboli di perfezione ed entità a cavallo tra la vita e la morte. Per Ermes – il cui fidanzato è stato recentemente trasformato in un fiore – e Didi, questo è un giorno diverso dagli altri: sono stati invitati in discoteca, il luogo dove un uomo e una donna devono incontrarsi per eseguire un rigoroso rituale volto a favorire la riproduzione della specie. Babilonia, questo il nome della discoteca, è abitata da una regina-tiranno – Sylvester – e dai suoi aiutanti queer, che stabiliscono le regole da seguire. Sulla pista da ballo, tra i loro stessi gesti e memorie, Ermes e Didi troveranno il modo di attuare una trasformazione sorprendente e alternativa.
LA DISCOTECA
Regia di Jacopo Miliani
Italia, 2021
Con Pietro Turano, Eugenia Dalbue, Eva Robin’s
Italiano (sottotitolato in inglese)
Durata 24’
Trailer
La discoteca è anche il volume edito da Viaindustriae Publishing.
Nei giorni seguenti, 8 e 9 giugno nella sede del Performatorio: "Club Marisposa": un'esperienza performativa in forma di workshop, condotta da Jacopo Miliani. Aperta a tutte le persone di età compresa tra i 18 e i 99 anni.
Scopri di più
Per approfondire:
"Il corpo è un virus"
Una conversazione con Jacopo Miliani.
"Il corpo come spazio creativo"
Intervista a Enrico Petrilli.
Quanto valgono i corpi nell’era digitale? Questa è la domanda che si pone “Automine”: la performance attraverso cui il duo Hyenaz esplora il modo in cui i corpi creano valore, sia per sé che per gli altri.
I corpi, infatti, creano valore attraverso il lavoro fisico, attraverso il lavoro emotivo e anche attraverso il significato dei markers che li identificano: il genere, la sessualità, la storia. Tutti questi indicatori hanno un valore che cambia nello spazio e nel tempo, a seconda di come cambiano la società, la politica e il corpo stesso - che invecchia e si deteriora.
Con l'avvento del virtuale, e la sua sostituzione al reale, il corpo dovrebbe scomparire. Ma è davvero così? “Automine” cerca una risposta a questa domanda attraverso la musica, la riflessione e un'interpretazione critica dell'estetica queer contemporanea.
I live di Hyenaz sono performance immersive che chiedono a performer e pubblico di essere interlocutori attivi. La vicinanza dei corpi è di per sé una pratica di (ri)scoperta della politica della condivisione dello spazio fisico.
“Automine” riunisce il lavoro performativo e audio-visivo sviluppato attraverso “Foreign Bodies”: un progetto di ricerca che per 7 anni ha esplorato le relazioni tra corpi in movimento, corpi in relazione e corpi in resistenza.
Attraverso il corpo viscerale ed esplicito, Hyenaz indaga i meccanismi che trattano il corpo come un oggetto estraneo - qualcosa da gestire e controllare, un territorio sconosciuto anche a sé stesso, un “altro” da temere o annientare.
Prima e dopo la performance, Ono Collective curerà la selezione sonora con le sessioni di djing di mauromrk e Andlsia.
"Idee attraverso il corpo"
Intervista a Hyenaz: Kathryn Fischer aka Mad Kate e Adrienne Teicher.
A cura di Invisible°Show.
Leggi l'approfondimento
“Freedom Has Many Forms. Note e notizie sul come e perché delle scritte sui muri” è un’esplorazione, un’esperienza, una raccolta; fa parte di "Urban Spray Lexicon", una ricerca drammaturgica e performativa sulle scritte che si manifestano e si dissolvono sui muri delle città. Si tratta di un’operazione artistica dove il linguaggio teatrale agisce in stretto contatto con le arti sonore e dove le dinamiche del paesaggio urbano diventano materiale scenico. Ateliersi pone il suo sguardo sulla strada abitata da persone anonime, dove il confine tra pubblico e privato emerge mobile e indefinito.
In questa lecture-performance, Ateliersi espone materiali che raccontano le vicende legate alle scritte sui muri. Vengono rivelati piccoli segreti, microstorie, aneddoti sugli autori delle scritte e sull’atto di scrittura/imbrattamento. I supporti usati variano dai libri, fotografie, documenti audio e video, costruendo così una iconografia unica sul tema.
Di Fiorenza Menni e Andrea Alessandro La Bozzetta, con Andrea Alessandro La Bozzetta.
Selezione musicale a cura di Andrea Alessandro La Bozzetta.
Abiti: ILSARTO di Dario Landini
Ringraziamenti: Camille Adrien, Giovanni Brunetto, Margherita Caprilli, Roberto Chiesi (Archivio Pier Paolo Pasolini), Matteo di Casto (s.t. Foto Libreria Galleria), Mauro Milone, Carmelo Quijada, Marco Pasqualicchio, Nicola Testa, Giovanni Vitale.
"Nella realtà"
Una conversazione con Fiorenza Menni e Andrea Alessandro La Bozzetta, per Ateliersi.
Leggi l'approfondimento
Dopo la performance, le selezioni sonore di Laada del collettivo di dj e producer OᑎO, con cui questa sera inauguriamo la collaborazione.
OᑎO Collective ci guiderà in set dedicati all’ascolto, alla ricerca di nuovi spazi da attraversare insieme, mescolanze soniche tra presente e passato, astrazioni e tradizioni, echi e granuli di suoni.
Cripta747 e Mattia Capelletti, in collaborazione con Performatorio, presentano il live del duo Unredeemable, e la nuova performance sonora di freddie Murphy, The Night Shows No Dawn.
Sussurri, fusa, ruggiti, sospiri e lamenti. Attraverso la voce, prima e al di là del linguaggio, esprimiamo emozioni allo stato grezzo. Ma queste modalità di espressione viscerali non sono solo manifestazioni di un furore primordiale. Proprio in virtù della loro meccanicità, grazie al loro esprimere le verità del corpo malgrado i tentativi di controllo operati della ragione, queste voci parlano di qualcosa di squisitamente umano e che allo stesso tempo lo eccede, di uno spazio intimo che può essere anche universale.
Unredeemable e freddie Murphy presentano due live accomunati da questo registro vocale impiegato per suscitare differenti stati emotivi.
Unredeemable è il nuovo duo delle musiciste americane Tracy Lisk e Andrea Pensado. Con Unredeemable, Lisk e Pensado dimostrano un’alchimia di intenti che tradisce la natura estemporanea del progetto. Nelle loro sessioni di noise improvvisato l’approccio free-form alla percussione di Lisk punteggia spasmodicamente le invettive abrasive di Pensado, la cui voce elettronicamente alterata corrode i confini tra umano, animale e artificiale.
freddie Murphy, sound artist e storico membro del (defunto) progetto sperimentale Father Murphy, presenta per la prima a volta a Bergamo la sua nuova performance The Night Shows No Dawn. Un’esplorazione sonora delle pratiche del lamento funebre, TNSND lavora sui dispositivi formali impiegati da molte culture per esprimere e contenere le emozioni del lutto. Nella performance Murphy utilizza il respiro come suono che rende il lutto un atto collettivo. TNSND è un lamento che aiuta ad accettare non solo le perdite del passato ma anche quella del futuro, suggerendo che alla notte non seguirà alcuna alba.